Parco del Cucco - Anello Monte Culumeo
23.10.2016 07:30

Il Percorso si snoda all’interno della fresca e tranquilla faggeta di Val di Ranco, scendendo fino alla Croce dei Fossi ( luogo che la tradizione popolare identifica come quello in cui, durante la notte di San Giovanni, avviene il convegno delle streghe e la consegna del libro del comando da parte del Demonio). Qui, sulla destra, si sale per il sentiero n.10 che attraversa l’amena Valle di San Pietro incisa dall’omonimo Fosso, che ogni tanto deve essere guadato. Piccole cascate interrompono il lento scorrere dell’acqua che discende su bianche lastre di Maiolica dove l’erosione fa apparire a tratti la sottostante formazione di Diaspro Rosso. Questo corso d’acqua, che nasce appena più a monte, rappresenta l’iniziale sorgente del Rio Freddo che si origina al contatto tra il Calcare Maiolica (permeabile) e gli strati di selce (impermeabile). Sanguisughe e tricotteri popolano abbondantemente le limpide acque, segno evidente della purezza e della incontaminazione delle stesse.
La Valle da stretta ed impervia si fa gradualmente più ampia, con pendii ricoperti da grandi faggi e da un intricato sottobosco. Essa deve il nome alla presenza di un eremo ( San Pietro Orticheto ) di cui oggi non rimangono tracce, ma che testimonia la capillare diffusione del monachesimo nel territorio, nonché l’importanza che la mulattiera ha avuto in tempi passati, quando gran parte delle risorse erano legate alla montagna. E’ verosimile pensare che sia stata percorsa da pastori, boscaioli, cacciatori, mercanti, soldati e religiosi che potevano, in quest’ambiente impervio, trovare ospitalità presso l’eremo stesso. Usciti dalla Valle, si apre un’ampia radura con prati che presentano le tipiche fioriture primaverili – estive ricche di specie rare ed endemiche come la Viola eugeniae, il Narcisus poeticus, la Primula eliantor, orchidee delle specie Orchis mascula, Dactiloryza sambucina e D. fuchsii ed altre. In queste radure, in mezzo alle cime dei monti circostanti, è facile osservare il volo di rapaci diurni come la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus) e il falco pellegrino (Falco peregrinus), frequentatori abituali degli spazi aperti, mentre numerose farfalle vivono indisturbate posandosi di fiore in fiore. L’eccezionale abbondanza in questa zona sta a indicare un ambiente incontaminato e pulito.
Da qui si continua verso quello che è noto come ”Passo Cattivo”, toponimo eloquente delle difficoltà che incontravano coloro che, dai tempi antichi fino ai giorni nostri, erano costretti a valicare l’Appennino passando attraverso questo punto piuttosto impervio ed aspro. Il percorso, infatti, rappresenta l’antica via di collegamento tra l’Umbria e le Marche, nonché tra i paesi di fondovalle e la montagna. Il contorno che si presenta è quello di pendii erbosi punteggiati da macchie di piccoli alberi, mentre sopra dominano le maestose pareti di Maiolica del Monte Culumeo. Il sentiero comincia a salire abbastanza ripidamente fino a quota 1004 m, divenendo sempre più impegnativo per la presenza di tratti esposti e in parte ostruiti dalla crescita di piccoli arbusti, nonché scoscesi a causa del ghiaione, frutto del disfacimento della parete sovrastante. Intorno lo spettacolo è quello di un ripido pendio erboso che poco sopra il sentiero diventa una vera e propria parete rocciosa dove spiccano le stratificazioni di Maiolica. Si cammina lungo una cresta rocciosa che taglia il ripido versante orientale del Monte Culumeo, mentre la costa si presenta sempre scoscesa e dirupata: pareti lavorate dalla corrosione e dall’erosione degli agenti atmosferici scendono a strapiombo un po’ distanti dal sentiero, in uno scenario di inquietante bellezza, appagato dal vasto panorama che si apre allo sguardo. Di fronte all’escursionista una cerchia di montagne racchiude le ampie vallate di Sassoferrato e Fabriano ed i piccoli agglomerati di Bastia, Viacce e Rucce. Proseguendo, in leggera salita, si penetra in boschetti di faggio, acero, sorbo montano e carpino nero mentre tutt’attorno i prati sono ricoperti da spettacolari fioriture.
La presenza di una continua cotica erbosa rende difficile il tracciato del sentiero che talora scompare così come la segnaletica. E’ bene quindi munirsi di una carta o percorrerlo con l’ausilio di una guida. Tramite i prati montani si giunge al punto del decollo Nord dei deltalplani, nei pressi del ripetitore, da dove si ridiscende per la strada carrozzabile al punto di partenza.
La Valle da stretta ed impervia si fa gradualmente più ampia, con pendii ricoperti da grandi faggi e da un intricato sottobosco. Essa deve il nome alla presenza di un eremo ( San Pietro Orticheto ) di cui oggi non rimangono tracce, ma che testimonia la capillare diffusione del monachesimo nel territorio, nonché l’importanza che la mulattiera ha avuto in tempi passati, quando gran parte delle risorse erano legate alla montagna. E’ verosimile pensare che sia stata percorsa da pastori, boscaioli, cacciatori, mercanti, soldati e religiosi che potevano, in quest’ambiente impervio, trovare ospitalità presso l’eremo stesso. Usciti dalla Valle, si apre un’ampia radura con prati che presentano le tipiche fioriture primaverili – estive ricche di specie rare ed endemiche come la Viola eugeniae, il Narcisus poeticus, la Primula eliantor, orchidee delle specie Orchis mascula, Dactiloryza sambucina e D. fuchsii ed altre. In queste radure, in mezzo alle cime dei monti circostanti, è facile osservare il volo di rapaci diurni come la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus) e il falco pellegrino (Falco peregrinus), frequentatori abituali degli spazi aperti, mentre numerose farfalle vivono indisturbate posandosi di fiore in fiore. L’eccezionale abbondanza in questa zona sta a indicare un ambiente incontaminato e pulito.
Da qui si continua verso quello che è noto come ”Passo Cattivo”, toponimo eloquente delle difficoltà che incontravano coloro che, dai tempi antichi fino ai giorni nostri, erano costretti a valicare l’Appennino passando attraverso questo punto piuttosto impervio ed aspro. Il percorso, infatti, rappresenta l’antica via di collegamento tra l’Umbria e le Marche, nonché tra i paesi di fondovalle e la montagna. Il contorno che si presenta è quello di pendii erbosi punteggiati da macchie di piccoli alberi, mentre sopra dominano le maestose pareti di Maiolica del Monte Culumeo. Il sentiero comincia a salire abbastanza ripidamente fino a quota 1004 m, divenendo sempre più impegnativo per la presenza di tratti esposti e in parte ostruiti dalla crescita di piccoli arbusti, nonché scoscesi a causa del ghiaione, frutto del disfacimento della parete sovrastante. Intorno lo spettacolo è quello di un ripido pendio erboso che poco sopra il sentiero diventa una vera e propria parete rocciosa dove spiccano le stratificazioni di Maiolica. Si cammina lungo una cresta rocciosa che taglia il ripido versante orientale del Monte Culumeo, mentre la costa si presenta sempre scoscesa e dirupata: pareti lavorate dalla corrosione e dall’erosione degli agenti atmosferici scendono a strapiombo un po’ distanti dal sentiero, in uno scenario di inquietante bellezza, appagato dal vasto panorama che si apre allo sguardo. Di fronte all’escursionista una cerchia di montagne racchiude le ampie vallate di Sassoferrato e Fabriano ed i piccoli agglomerati di Bastia, Viacce e Rucce. Proseguendo, in leggera salita, si penetra in boschetti di faggio, acero, sorbo montano e carpino nero mentre tutt’attorno i prati sono ricoperti da spettacolari fioriture.
La presenza di una continua cotica erbosa rende difficile il tracciato del sentiero che talora scompare così come la segnaletica. E’ bene quindi munirsi di una carta o percorrerlo con l’ausilio di una guida. Tramite i prati montani si giunge al punto del decollo Nord dei deltalplani, nei pressi del ripetitore, da dove si ridiscende per la strada carrozzabile al punto di partenza.